Nino Longhitano

“Incontrandolo nei panni di ignoto passante sembra uno che cammina guardando le cose senza apparente attenzione, come fa chi va pensando ai fatti suoi. Bisogna rivolgergli la parola davanti a un palazzo ridipinto di fresco per capire cosa si cela dietro quell’aria sorniona da uomo del Sud capitato a Torino per caso. Pare distratto da mille pensieri e invece è attento a ogni pietra e a ogni mattone; si aggira flemmatico tra i corsi e le vie osservandone a fondo intonaci e stucchi, perfettamente a suo agio nella città che è diventata la sua. E si illumina quando parla di quelle case. Lui sa dipingere le facciate come pochi altri fanno ancora, mescolando i colori della terra con una sensibilità tutta sua, mediterranea purosangue: non usa idropitture sintetiche ma alla maniera più antica trasforma la terra in colore.”

Tratto dall’articolo “Il caruso che dipinge con le terre” di Caterina Gromis di Trana