“Incontrandolo nei panni di ignoto passante sembra uno che cammina guardando le cose senza apparente attenzione, come fa chi va pensando ai fatti suoi. Bisogna rivolgergli la parola davanti a un palazzo ridipinto di fresco per capire cosa si cela dietro quell’aria sorniona da uomo del Sud capitato a Torino per caso. Pare distratto da mille pensieri e invece è attento a ogni pietra e a ogni mattone; si aggira flemmatico tra i corsi e le vie osservandone a fondo intonaci e stucchi, perfettamente a suo agio nella città che è diventata la sua. E si illumina quando parla di quelle case. Lui sa dipingere le facciate come pochi altri fanno ancora, mescolando i colori della terra con una sensibilità tutta sua, mediterranea purosangue: non usa idropitture sintetiche ma alla maniera più antica trasforma la terra in colore.”
Tratto dall’articolo “Il caruso che dipinge con le terre” di Caterina Gromis di Trana